Ricercatrice, filologa, educatrice, scrittrice e attiva sostenitrice dei diritti delle donne. Fu la prima donna a laurearsi in filosofia e scrittura in un’università spagnola. I suoi studi sulle ballate spagnole, condotti insieme al marito Ramón Menéndez Pidal, hanno gettato le basi per la ricerca in questo campo, anche se divenne famoso solo il nome del marito. Fu anche una delle prime donne a frequentare una palestra per combattere l’artrite di cui soffriva in giovane età, un’attività molto insolita per una ragazza dell’epoca.
Maria Goyri nacque a Madrid e fu allevata dalla madre che si assicurò che la figlia ricevesse una buona educazione tra le mura domestiche. Solo all’età di 12 anni entrò a far parte dell’Associazione per l’Educazione delle Donne e si iscrisse alla Scuola di Commercio, dove ottenne i titoli di istitutrice e di professoressa di commercio. A questi studi abbinò quelli della Scuola Normale Centrale, che le conferì il titolo di insegnante.
Nell’anno accademico 1891-1892 frequentò la Facoltà di Filosofia e Lettere senza iscriversi, e un anno dopo chiese al Ministero dei Lavori Pubblici l’autorizzazione ad aprire un corso di studi femminile. L’autorizzazione fu concessa, ma a condizione che non comunicasse con gli studenti maschi, non entrasse in classe accanto al professore e si sedesse su una sedia separata da quella del professore durante le lezioni. Nel 1896 si laureò in Filosofia e Lettere e nel 1909 conseguì il dottorato con una tesi su Lope de Vega e le ballate.
Maria Goyri conobbe suo marito alla Scuola Superiore dell’Università, dove Ramón Menédez Pidal era professore. Divenne sua allieva e assistente. Nel 1900 si sposarono.
Condivisero l’intimità della vita familiare, i gusti e gli hobby e la passione intellettuale: lavorarono fianco a fianco a uno dei più importanti contributi alla storiografia della lingua spagnola. Il recupero della tradizione orale delle ballate e la vita e l’opera di Lope de Vega furono le linee principali della loro ricerca filologica, che lei affiancò alla sua attività di pedagogista e insegnante, sostenendo un’educazione ampia, liberale e mista. Tuttavia, dopo la guerra civile e durante la dittatura, dovette dedicarsi interamente alla ricerca e abbandonare l’attività pedagogica.
Il pieno riconoscimento del suo lavoro di ricerca non fu dato a lei in vita, ma al marito, che lei sostenne con generosità e discrezione, fornendogli il materiale su cui poteva lavorare nella sua vita personale e professionale.