Maria Isabel sposò a 20 anni Carlos Lopes Aboim Inglez, un ingegnere il cui padre era stato ministro nella I Repubblica. Entrambi democratici, la loro casa divenne un punto di incontro di note personalità. Quando il marito si ammalò di cancro, lei, madre di cinque figli, decise di laurearsi in Lettere. Rimasta vedova quasi quarantenne, dovette lavorare duramente per crescere i cinque figli e sopravvivere, soprattutto perché perseguitata per essere laica e antifascista. Iniziò la sua attività politica nel Movimento di Unità Democratica (MUD) e fu la prima donna a far parte della commissione centrale tra il 1946 e il 1948, successivamente nel Movimento Nazionale Democratico (MND), partecipando attivamente alla candidatura del generale Norton de Matos, nel 1949. Salazar utilizzò due forme di repressione contro Maria Isabel: non solo l’incarcerazione, fu arrestata tre volte tra il 1946 e il 1948, ma soprattutto la revoca, con tutti i metodi, dei mezzi per guadagnarsi da vivere professionalmente, quando era già vedova e madre di cinque figli. Nel 1948, a Maria Isabel fu proibito di dirigere il collegio femminile che aveva creato con il marito e dove era insegnante perchè promuoveva un’educazione laica, progressista e sociale, dove studenti di diversi strati sociali si incrociavano nelle stesse classi. Poco dopo, l’11 febbraio 1949, la scuola fu definitivamente chiusa, come ritorsione per il ruolo di spicco che aveva assunto nell’opposizione al regime fascista. Insegnò anche alla Facoltà di Lettere e insegnò ancora sociologia alla Scuola Infermieri Rockefeller dell’Istituto Portoghese di Oncologia, quando, sempre nel 1949, il governo le vietò di insegnare. A quel tempo, accettò un invito per andare a insegnare in Brasile, vendendo tutti i suoi beni, ma non le fu permesso di andare e le fu ritirato il passaporto. Affittò un appartamento dove creò un laboratorio di cucito e lavorò per sopravvivere, dando allo stesso tempo lezioni private. Anche i suoi figli furono perseguitati per la loro partecipazione politica, portando uno di loro e sua moglie in prigione. La sua presenza alle visite in carcere è stata un esempio di fermezza morale, coraggio civile e dignità nei confronti dell’apparato carcerario per tanti altri parenti di detenuti dell’epoca.