“Scrittrice, femminista, socialista, contraria alla pena di morte e alla prostituzione legale, deputata, poliglotta. È una delle figure nazionali del femminismo che è riuscita a promuovere l’istruzione, il lavoro e la parità di diritti per le donne in Spagna. Era una donna molto aperta e visionaria, nata più di un secolo fa, che ha dovuto pagare un prezzo elevato imposto dal suo genere.
Maria Lejárraga nacque a San Milan de la Cogolla (La Rioja) in una famiglia di ceto non elevato, ma economicamente stabile. Durante il lavoro come insegnante scoprì la sua grande passione per la scrittura. Aveva molto talento ed era pronta a condividere le sue idee e le sue storie con il mondo. Ma qui si scontrò con un grande ostacolo. All’inizio del XX secolo essere una scrittrice era visto come un lavoro immorale, soprattutto se si considerava il suo lavoro di educatrice. Se avesse cercato di raggiungere i suoi obiettivi, avrebbe potuto perdere il suo lavoro di insegnante.
All’età di 26 anni sposò lo scrittore Gregorio Martínez Sierra e, con l’aiuto del marito, trovò una soluzione al problema della condivisione delle sue opere letterarie in Spagna. Iniziò a pubblicare le sue opere con il suo nome. Così, lei scriveva e aspettava a casa e lui era quello che riceveva elogi e applausi alle prime delle opere.
Ben presto, però, negli ambienti teatrali si diffuse la voce che le opere di Giorgio fossero in realtà quelle della moglie. Prima di morire, il marito firmò una confessione che lo confermava. In seguito si seppe anche che scriveva sotto il nome di altri autori famosi, come Eduardo Marquina. Ciò dimostra la grande lotta che affrontò, sacrificando la maternità delle sue opere per condividere la sua arte e avere un impatto sul mondo con la sua visione sociale progressista.
Dopo la fine della guerra civile, dovette fuggire dalla Spagna prima in Francia e poi in Argentina, dove trascorse il resto della sua vita. Dopo la morte del marito, nel 1947, la figlia rivendicò i diritti d’autore del padre. Maria si trovò in una dura situazione economica in esilio e fu a questo punto che reagì e iniziò a pubblicare con il suo nome, utilizzando ancora il cognome del marito: Maria Martínez Sierra. Durante quest’ultimo periodo scrisse il libro di memorie “Giorgio e io”, rivelando la loro collaborazione.